Cumulo di macerie

Domenicale Agostino Pietrasanta

polNon mi riferisco o non mi attardo sui risultati elettorali di Alessandria, dove peraltro è stato eletto alla carica di sindaco una persona rispettabile ed un personaggio fattosi presentabile sulla scena pubblica, almeno da un ventennio a questa parte; la questione è di ben altra dimensione e di ben altra portata, rispetto alle beghe ed alle contraddizioni di casa nostra. Di tali contraddizioni sono state proposte analisi tanto numerose, quanto lucide su parecchi blog a noi ben noti e, nonostante parecchie richieste di amici lettori, non ci ritorno perché finirei per ripetermi. Ciò che avviene o è avvenuto in città non è che un sintomo, ancorché significativo di fenomeni che da tempo andiamo rilevando non senza preoccupazione.

Il nodo da valutare e su cui bisognerebbe intervenire (uso il condizionale perché non saprei dove mettere mano) sta nella totale irrilevanza della presenza civica nella vita politica. Un amico osservatore attento mi faceva rilevare la sostanziale assenza di reazioni ai risultati elettorali nella città ed ai livelli nazionali: basti confrontare il silenzio assordante seguito alla sconfitta di Rita Rossa, rispetto alle accuse urlate ed anche squilibrate, dopo la caduta rovinosa di Mara Scagni. Ora parlano in molti, ottimamente e con dovizia di analisi su vari blog, con qualche tentativo di “piaggeria” al vincente su altri strumenti di comunicazione, ma non c’è notizia di specifici interessi o di segnali reattivi da parte della cittadinanza, salvo qualche improperio da bar, ovviamente contro lo sconfitto; né il rilievo posto in sottolineatura delle cose buone fatte dalla giunta Rossa, sembra sfiorare minimamente l’opinione pubblica.

Il sintomo inquietante sta appunto in questo: non che sia mancata la preoccupata analisi dall’astensionismo tanto che gli eletti e non solo l’eletto alessandrino, rappresentano di norma poco più del venti per cento degli aventi diritto al voto, ma perché (e questo viene rilevato di meno) quasi nessuno dei sindaci in carica è stato confermato. Il che significa che, sommando l’astensionismo alle mancate riconferme, la quasi totalità dei cittadini ripudia, temo a priori, l’azione politica in capo alle legittime istituzioni. Si tratta con ogni evidenza di un dato generale, risultato di una frantumazione di ogni ipotesi di progetto politico e conseguentemente di ogni programma da confrontare e determinare con l’elettore. Si tratta della più straordinaria e rovinosa caduta delle indicazioni costituzionali che raccomandano la presenza dei partiti, come luogo in cui il cittadino dovrebbe determinare i connotati dell’intervento pubblico, a norma dell’articolo 49 della Carta. E resta singolare e scandaloso che proprio coloro che difendono, senza riserve, la Costituzione della Repubblica, anche nelle parti ritenuti da tutti ormai obsolete, si siano indaffarati, anche (ma non solo) in sede locale a frantumare la rappresentanza politica.

Non se ne esce finché una ripresa dei soggetti di formazione politica (in Italia oltre ai partiti quando esistevano, ci sono stati i sindacati quando pensavano e la Chiesa quando riusciva a non proporsi per una parte, ma creava coscienza civica) non si faranno ancora presenti. All’orizzonte però non si muove foglia, elettrocenfalogramma piatto a tutti i livelli. Soprattutto non si può pensare che ogni idea debba farsi, individualmentre, soggetto di rappresentanza; non si può pensare che un “Marcel (diventi), ogni villan che parteggiando viene”, non si può pretendere di farsi protagonisti politici ognuno per conto proprio e magari per le proprie personali vendette. Anche su questo, parlando con un amico di decenni addietro e tuttora stimatissimo collega, lui già comunista ed io già democristiano, non per inutile nostalgia, ma per ripresa di un metodo che non falliva, si ricordava che Giuseppe Dossetti, contrario al Patto Atlantico, dopo aver votato contro nel gruppo parlamentare, poiché la maggioranza del partito aveva deciso per il sì, ancdò in aula e votò a favore; si ricordava che nei partiti (soprattutto in quelli di massa) sulle più rilevanti questioni si discuteva, senza riserva, poi decideva la maggioranza. Forse però ci siamo dimenticati che in democrazia, la maggioranza dovrebbe pure contare qualcosa.

Ed alla fine ci troviamo con un cumulo di macerie, non solo per ciò che è successo in città e tanto meno per la persona del sindaco eletto, ma perché, a tutti i livelli più generali non esiste più la politica. Altro che errori e sbagli del nostro piccolo orto!

2 pensieri su “Cumulo di macerie

  1. Saggiamente, nell’ordinamento didattico Nazionale, è stata introdotta la materia di studio dell’Educazione Civica, ma, purtroppo, è stata ridotta come il proverbiale uccello di bosco o, nel migliore dei casi, relegata ai ritagli di tempo. A tutto questo, si aggiunga un’opinione pubblica tendente alla sineddoche: la presenza di alcuni malfattori, quasi mai adeguatamente purgati, nella classe politica rende l’intera categoria demonizzata quale indifferenziato coacervo di ladri; inoltre, alcune famiglie, tra cui la mia, raccomandano di non parlare mai di politica, di stare al largo dalla politica, perché o è cosa sporca o può comportare seri danni, magari anche fisici. Da molte parti, parimenti, si afferma che le cose vadano male perché c’entra la politica, quando, in realtà, è vero il contrario: occorre una Politica vera, con l’iniziale maiuscola, affinché non entri il malaffare, a torto, identificato con la classe dei pubblici rappresentanti.
    In un contesto deviato come questo, è quasi tautologico che la popolazione si disinteressi alla cosa pubblica: occorre un lungo processo di educazione dei giovani come cittadini, nel duplice ruolo che possono assumere di rappresentante e di rappresentato, un processo che si fondi – superfluo osservarlo – su una sana dirittura morale ancor prima che sulle provate capacità tecniche e professionali.

  2. Ricordo che a Valenza alle ultime elezioni per il Sindaco, per la cosiddetta sinistra si presentarono tre candidati. Vinse ovviamente il candidato del centro destra. Ho l’impressione che a qualcuno basti aver fatto l’assessore un paio d’anni per ritenersi sindaco in pectore. L’umiltà aiuta a capire le situazioni e a evitare i pericoli dell’automitizzazione fino alla mitomania (il mitomane è colui che stravolge fantasticamente i fatti, fino a credere veri eventi immaginari o inventati). La mitomania colpisce, a mio avviso, anche i nostri politici, quasi tutti. Riprendo a tale proposito il mio commento all’articolo pubblicato da Lino Balza sul corriere alessandrino, che mi permetto di raccomandare ai lettori di A.P. “Elezioni alessandrine: chi vince chi perde nel gioco delle tre carte”. Analisi sintetica, sofferta, lucida e condivisibile. A suo tempo avvertii l’on. Borioli: “la gente vi odia, vi disprezza”, da quando ha scoperto gli innumerevoli assurdi privilegi di cui godete, perdipiù approvati alla chetichella in flagrante conflitto di interessi, con il complice silenzio della stampa. Non esiste una categoria di lavoratori che decida da sé la propria retribuzione, la pensione aggiuntiva, le prebende inverosimili, i privilegi da corte di Versailles. Nessuno del PD mi rispose, uno oppose il rifiuto seccato di occuparsi della questione. Gli altri sorvolarono. Adesso speriamo che i cinque stelle tengano duro sulla cancellazione dei vitalizi, anche quelli già in godimento (sono migliaia tra diretti e reversibili), i quali, contrariamente a quanto previsto dalla legge Fornero, non fanno cumulo con gli altri redditi. Gli unici a goderne sono i parlamentari e gli ex consiglieri regionali. E il popolo, edotto, non dovrebbe schifarsi? Come dissi – repetita iuvant – non sono i costi della politica, sono i costi degli unanimi comodacci loro. Né, dopo le riforme Amato e Fornero del sistema pensionistico, nessuno, neppure loro, può attaccarsi ai “diritti” (?) acquisiti. Vediamo cosa farà il PD, che pare sia finalmente d’accordo: per davvero o per finta? Il centrodestra tace, Berlusconi ha smesso di lamentare il dilagante mancato versamento da parte dei propri parlamentari dei contributi al partito? Abituati troppo bene finora. I privilegi, immeritati e scandalosi dei nostri politici, sono la prima ragione dell’astensionismo, divenuto clamoroso. E’ vero che i consiglieri comunali non si arricchiscono, ma l’esperienza può diventare il trampolino di lancio per la scalata alla Regione e al Parlamento. Stiamo ancora aspettando l’abolizione del Senato, e il dimezzamento dei deputati e dei consiglieri regionali, l’abolizione dell’obsoleta autonomia delle 5 Regioni sorelle. La Sicilia, ove un portiere guadagna quanto un primario ospedaliero in Piemonte, andrebbe accorpata direttamente alla Corte dei Conti: una Regione nuova, virtuale, per smetterla di ripianarne il deficit col denaro dei contribuenti che siciliani non sono.

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