Ritornare alle sorgenti (della Costituzione)

Carlo Baviera

cosDi recente -8 giugno 2013- Angelo Bertani, firma importante dell’informazione cattolico demo-cratica, constatava che “si sta sviluppando un’ampia discussione su riforme istituzionali, costituzionali, elettorali… alla quale partecipano anche molti nomi amici e autorevoli eponenti della cosiddetta tradizione cattolico-democratica: da Prodi a Bindi, da Monaco a Ceccanti, da Pizzolato a Balboni, Allegretti, Castagnetti, Armillei…;  e la circostanza, pur nelle difficoltà del momento, è anche simpatica perché sembra un po’ d’essere tornati allo spirito della Costituente. C’è tuttavia il rischio che serpeggi uno spirito di contrapposizione e di precipitazione”.

Prosegue augurandosi che “prevalga davvero uno spirito costituente (o…ri-costituente) e non la polemica e la personalizzazione eccessiva. E questo perché non si tratta semplicemente di correggere, ad esempio, una legge elettorale; ma di ripensare e restaurare regole e spirito del nostro sistema politico per raggiungere due risultati connessi. Il primo è un rapporto più trasparente e amichevole tra i cittadini e le istituzioni (e gli uomini) della politica. Il secondo è una migliore democrazia ed una migliore efficienza operativa delle istituzioni, soprattutto dell’esecutivo”.

Nell’articolo si cita Marc Augé per suggerire di distinguere tra “rovine” e “macerie” . Le prime hanno qualcosa da insegnare; obbligano, a fare i conti con il passato. Le macerie invece non hanno alcun interesse: impediscono di passare oltre. Per cui “occorre essere prudenti nel mandare in frantumi l’intera architettura istituzionale e politica italiana, affrettandosi a ridurre tutto a macerie da sgomberareMi sembra molto interessante questa distinzione tra rovine e macerie, applicata all’attuale situazione. Dopo quasi 70 anni di vita democratica costituzionale e parlamentare, le numerose novità scientifiche, economiche e sociali, e generazioni nuove con esperienze e linguaggi e valori distanti da quelle dei costituenti c’è l’esigenza di cambiare e rinnovare, col rischio che lo si faccia con superficialità e accantonando la saggezza di un passato che ha garantito sviluppo e libertà.

Il pericolo di considerare rifiuti da smaltire e anticaglie da abbattere, tutta l’architettura istituzionale è una tentazione per molti; per alcune forze è un obiettivo per sbarazzarsi di regole ed equilibri istituzionali che ostacolano i loro piani autoritari. Non comportiamoci come gli amministratori del passato che, pensando di modernizzare aree cittadine, hanno demolito reperti archeologici o presenze architettoniche ritenute semplici anticaglie, mattoni insignificanti. Ed ora, con costi e difficoltà enormi, li dobbiamo recuperare e valorizzare, se non sono andati perduti per sempre. Evitiamo di applicare alla Costituzione lo stesso metro di quegli amministratori incompetenti”.

Concordo con Bertani: “Più che correggere la Costituzione (tanto più in senso presidenzialistico e maggioritario) si tratterebbe di ritornare alle sue sorgenti, riprenderne i valori fondanti, accrescere lo spirito di solidarietà, ritrovare – anche attraverso  una vera riforma-regolazione dei partiti e delle altre forme bilanciate di rappresentanza e di partecipazione – la forza creatrice della “vita politica” alla quale tutti i cittadini sono chiamati a contribuire e dalla quale traggono molti benefici materiali e morali”.

Ecco uno dei compiti che il cattolicesimo democratico può continuare a svolgere, che deve anche fare alzando la voce se del caso: rispiegare il senso di scelte fatte dai costituenti, l’attualità di quelle scelte. Chiedere l’attuazione di quanto ancora non è stato attuato e non solo per quanto riguarda la regolamentazione di partiti o sindacati, ma di ogni contenuto della Carta. Una indicazione emersa anche nel recente incontro a Todi di esponenti del cattolicesimo democratico (Balduzzi, Bobba, Pezzotta, Silvia Costa, Emma Fattorini,..) sul quale sarà interessante ritornare.

Dopo le celebrazioni del 150° dell’Unità nazionale, si è tornati ognuno alle proprie faccende, a pensare ai propri interessi (al massimo a quelli del proprio clan o della propria corporazione); stiamo dimenticandoci che l’Unità esiste non (solo) se ci sono istituzioni statali che la garantiscono formalmente, ma se si sviluppa continuamente uno spirito di solidarietà, di fraternità, di condivisione fra tutti i cittadini.

Ciò che continua a servire è questo senso di appartenenza, che dia senso anche al nostro sentirci pienamente europei. La vecchia educazione civica, sempre bistrattata e ritenuta un po’ inutile e perdita di tempo nell’orario scolastico, continua ad avere un senso ed è una necessità per educare i giovani al senso civico e alla responsabilità: cose che sanno di muffa forse, ma che fanno parte delle “rovine” preziose da valorizzare.

Questo non è un compito solo per la scuola; lo è per le famiglie (e anche le famiglie andrebbero ricostruite, valorizzate, tornare ad essere considerate cellula fondante della società), lo è per ogni agenzia educativa, sia essa civile o religiosa.

A proposito di famiglie. La prossima Settimana Sociale dei cattolici italiani, evento che sarà ampiamente messo ai margini dalla stampa (a meno di qualche polemica sui principi, sempre utile per rinfocolare lo scontro tra religione e laicità), affronterà il tema “La famiglia, speranza e futuro della società italiana”: motivo per sostenere questa “cellula della società” e per rilanciare un patto educativo che riproponga responsabilità, doveri, solidarietà; cittadinanza, partecipazione, servizio. Costituzione è anche rilanciare il ruolo della famiglia.

2 pensieri su “Ritornare alle sorgenti (della Costituzione)

  1. Quello che mi lascia perplesso di molti fini intellettuali di area cattolica come di area socialista è questo modus vivendi per il quale esauritosi il ruolo intellettuale e rivestendo i panni del politico si votino provvedimenti chiaramente contrari allo spirito della Costituzione del 1948, si promuovano leggi e sistemi politici lontanissimi da quella ratio che spinse i Padri Costituenti a scrivere una delle più belle pagine del Diritto in Europa (e quindi del mondo).

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