Cominciamo da un coordinamento, una rete di collegamento

Carlo Baviera

zacRiprendo il discorso sul vuoto del cattolicesimo politico, che si è verificato negli ultimi anni.

Dopo aver affrontato alcune problematiche sul piano più strettamente “ecclesiale” vorrei  soffermarmi su quelli che si possono definire risvolti “politici”. Intanto faccio presente che le mie sono riflessioni molto personali, in quanto sono ormai un isolato, fuori da partiti o gruppi o movimenti; e in più credo, in questo momento, di essere anche abbastanza confuso, a causa della situazione di stallo parlamentare che propone una situazione nuova e delicata: per me le cose si potrebbero risolvere nel segno del cambiamento (condivido in buona parte l’impostazione iniziale con cui Bersani ha cercato di risolvere la questione, pur non essendo  un bersaniano e contestando scelte che collocano il PD nella continuità del socialismo europeo), ma pare che il cosiddetto “buonsenso” e la presa d’atto di una situazione ingessata, oltre che il percorso isolazionistico degli “stellati” giochino a favore della conservazione, anzi del mantenimento di quanto di squallido la politica ha prodotto dopo tangentopoli. Che dire? Auguri a chi non vuole la risurrezione civica, morale, legale, produttiva del Paese.

Mi limito, perciò, a poche e sintetiche riflessioni (che come ho detto non sono certezze assolute):

1) Penso che i credenti (come tutti) dovrebbero guardare non solo all’Italia, ma anche al mondo; alle novità, alle criticità, ai drammi nuovi e vecchi, alle alleanze fra potenze e al ruolo abbastanza marginale dell’Unione Europea, ecc. Presi dalle alchimie per la soluzione di Presidenza della Repubblica e della formazione di un Governo abbiamo dimenticato l’Afganistan, l’Iraq, il Medio Oriente e i palestinesi, l’Africa che a poco a poco viene acquistata e conquistata da Cina e Russia, non parliamo più di narcotraffico, né di come dare risposte alle questioni alimentari, ambientali ed energetiche. Quale politica estera l’Italia chiede alla UE? Ci accontentiamo di come si muove il Ministro degli Esteri europeo (certamente migliore del nostro che ha dovuto lasciare l’incarico)?

2) La fede dovrebbe spingere a schierarsi per la libertà, per la democrazia, per i poveri. Sempre e comunque; ma anche per il dialogo e l’approccio diplomatico con altre culture, religioni, situazioni. Ciò richiede, sia a livello generale, che a livello nazionale (e pur nella legittima libertà di opzioni possibili da parte del laicato) di collocarci come credenti per il “cambiamento” per l'”avanzamento” per  il “progresso civile e sociale”. Molti cattolici guardano forse di più alle norme e ai valori senza preoccuparsi delle persone e delle situazioni concrete, e sostengono posizioni (forze, alleanze, personaggi, ..) che di fatto bloccano ogni rinnovamento della politica, e confermano gli inciuci tra volponi che continuano a condizionare.

3) La difesa dei principi costituzionali e degli istituti repubblicani, frutto della nascita di una REPUBBLICA DEMOCRATICA E ANTIFASCISTA, pur sempre soggetti a modifiche che rispondano ad esigenze effettive e largamente condivise, devono essere alla base di ogni impegno, attività, presenza dei cattolici. Anche nella base delle comunità credenti la Costituzione non è forse più un riferimento sentito e vissuto come sostanza della convivenza e delle libertà democratiche. L’individualismo consumistico ha contagiato.

4) La scelta compiuta nel terzo millennio è stata, per il cattolicesimo democratico, quella di superare le culture politiche del novecento e concorrere alla formazione di un Partito riformatore insieme ad altre culture. Questo anche frutto del bipolarismo e per semplificare il quadro. Personalmente, pur favorevole a questa scelta, sono sempre stato più favorevole ad un sistema elettorale proporzionale e alle preferenze. Oggi, senza cambiare opinione, vedo i rischi e le furbizie nascosti dietro al proporzionale (e anche alle preferenze). Ritengo però che questo sistema elettorale possa convivere con un sostanziale bipolarismo: vedi metodo per eleggere i Consigli Regionali e/o Comunali.

5) Scelte “centriste” o di ritorni a partiti cattolici, moderati o comunque simil DC oltre a non aver sfondato non hanno senso, a mio avviso, per quanto ho detto ai punti precedenti.
Nel contempo il PD ha parzialmente fallito, o non ha realizzato quella contaminazione che si sperava; sembra destinato a diventare sempre più un partito socialdemocratico, laicista, di sinistra. E forse, in questo caso, è una prospettiva che gli consentirebbe di continuare a svolgere un ruolo importante e di non implodere. Che partito potrebbe invece essere se diventasse renziano? Penso che oltre a perdere pezzi a sinistra, rischierebbe di diventare un altro Centro condizionato dalla destra, oppure, se scegliesse di allearsi con la sinistra, dovrebbe trasformarsi in rappresentanza di politiche moderate o liberal-capitaliste. Ovviamente spero di sbagliare, ma non vedo in Renzi il moderno Zaccagnini, non vedo Granelli, non ci vedo neanche Bob Kennedy.

6) Proprio per quanto detto prima, ma anche in conseguenza di tanti, troppi risultati delle primarie (vedi Roma) o di decisioni “laiciste” del PD ritengo che la questione sia: come i cattolici democratici si collocano nel centrosinistra? Ritornare ad un proprio partito, o al Centro (Scelta Civica o UDC o altro) non ha senso;  restare in questo PD, non credo possibile a meno di impreviste inversioni di prospettiva che annullino l’attuale irrilevanza. Che fare? Credo che il primo passo, sia quello che ho scritto nella LETTERA APERTA PER UN ECUMENISMO TRA I POLITICI CATTOLICI (vedo che a Todi si riuniranno in maggio i cattolici democratici proprio nella logica che io auspicavo), per creare un coordinamento tra le varie anime, recuperando anche personaggi come Carniti e LaValle. Di lì può venire un Manifesto con alcuni punti programmatici; poi si dovrebbero far crescere ed emergere figure che siano rappresentative di tutti per eventuali incarichi pubblici. Infine e lo dico a mo’ di provocazione, per chi ci sta, potrebbe formarsi una Associazione (movimento, gruppo) che si federi o si allei alle elezioni per una coalizione di centro sinistra, mantenendo un’autonomia organizzativa. Permetterebbe di avere propri rappresentanti, una riconoscibilità, autonomia di espressione, ecc.  In fondo, i radicali hanno seguito questo metodo, e anche se pochi, sono visibili in alcune figure, le loro battaglie diventano quelle di tanti.

C’è anche un’ulteriore vicenda che aleggia sulle fantasie di certo cattolicesimo: una eventuale scissione del PD. Se questo non fosse più percepito o non si comportasse più come partito plurale, la rottura potrebbe avvenire. Di fronte a questa evenienza che molti potrebbero considerare l’occasione per proporre una forza politica di centro sinistra, ma non socialista, che faccia da catalizzatore anche per il cattolicesimo democratico (facciamo fantapolitica) bisogna muoversi in fretta anticipando altri nel predisporre percorsi. Un a occasione non va lasciata al semplice ricompattamento di personaggi del passato, a chi ha maneggiato scomporsi e ricomporsi di partiti. Non può essere la semplice somma di spezzoni oggi disorientati o senza una meta precisa. Bisogna che un percorso e alcuni paletti si mettano subito, altrimenti teniamoci quel che c’è, e auguri a chi ci crede.  Ovviamente tutte queste ipotesi sono ragionamenti che precedono l’elezione del Capo dello Stato; perché se va male questa scelta (e a sentire alcuni nomi mi vengono i brividi) la storia prenderà una strada che potrebbe affossare per lungo tempo il cattolicesimo democratico, oltre alle speranze del centro sinistra, e più in generale gli interessi di libertà, di sviluppo integrale delle persone, di protagonismo delle comunità locali. E ci attenderebbe un lungo periodo di deserto.

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