Carlo Baviera

Abbiamo celebrato, in Italia, nei giorni scorsi, il trentennale della morte di Borsellino e la sua scorta. Un’altra delle tante ricorrenze che rischia di diventate formale e retorica: il silenzio polemico dei familiari dovrebbe porre qualche problema e far riflettere. Sono ancora troppe le ombre e i dubbi, come quelle sul depistaggio all’agenda rossa del magistrato assassinato, sparita.
Già il 22.05.2022, con un articolo sulla Gazzetta di Mantova e il 23.5.2022 su La stampa Don Ciotti faceva memoria del trentennale della strage di Capaci. Mi sembrano interessanti alcune parti del suo scritto.
“Giovanni Falcone aveva prefigurato lo sviluppo economico e imprenditoriale del crimine mafioso. Ecco perché, se dall’infinito spirituale dei giusti in cui dimora Giovanni guardasse oggi le celebrazioni del trentennale di Capaci, credo che resterebbe perplesso e penserebbe che qualcosa stona in questa celebrazione, dal momento che lui e gli altri martiri della strage non sono morti per essere ricordati, ma perché fosse dato seguito alla loro opera sconfiggendo quel male oggi più che mai vivo, vegeto e operativo”.
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