Dario Fornaro
A ben vedere, e alla luce delle bordate degli ultimi giorni, il punto di domanda parrebbe superfluo. Lo lascio perché riconduce ad un paio di aspetti intriganti: a) il problema che si ripropone sotto l’etichetta del poteva lui non sapere? Ovvero: quanto i giornali di famiglia operano scelte cruciali a sua insaputa? b) il problema, ancora più decisivo, del chi detta oggi effettivamente la linea nel PdL? visto che adesso i “falchi” occupano stabilmente il proscenio e l’interpretazione, stra-abusata dal vecchio mattatore, del ruolo “ incendiario-pompiere”, mostra ormai tutta la corda.
Il fatto è che nei pochi mesi trascorsi dall’elezione di Papa Bergoglio la politica, momentaneamente sbalestrata, ha ripreso a “mettere lo zampino” – quantomeno a tentare – negli affari di Chiesa e Religione. Con una determinazione eguale e contraria alla svincolo (Dio/Cesare) che il nuovo Pontefice ha cominciato a praticare, con polso soave ma fermo, tra gli ambiti, le missioni, le prerogative e gli obiettivi dell’azione ecclesiale rispetto a quelli, pur nobilissimi e spesso anche convergenti, della Società Civile.
A destra in genere, e nella sua “direzione strategica” in particolare, l’atteggiamento medio è velocemente trascorso dalla freddezza (mista a esplicite nostalgie per il Dimissionario), al gelo, alle contestazioni a vario spettro, culminate, finora, negli “sgarri” platealmente rilevati al passaggio di Francesco a Lampedusa.
Incompatibilità culturali di base? Certamente. Ma soprattutto il disagio, il disappunto per la volontà, già sufficientemente manifestata dal Papa, di fuoriuscire, proprio reinterpretando la sua missione, dalla prestigiosa “nicchia devozionale” che tanto rassicurava (anche per i suoi risvolti di sacro ingabbiamento) gli osservatori, devoti e non. Insomma, un Papa che comincia a concedersi digressioni “ultra crepidam”, vale a dire fuori dei consueti “seminati”, potrebbe anche diventare un elemento di turbativa per le aspettative che il mondo della politica, tutto e non solo di destra, ripone nei confronti dei cosiddetti “ambienti cattolici” o in quel che ne resta. Meglio cominciare a mandare messaggi di preoccupazione, anche con toni sopra le righe – allo stile come al cuore non si comanda – ma inequivoci. A cominciare dai giornali e dagli armigeri di famiglia, sempre in assetto di guerra.
Stiamo enfatizzando botte di malumore e fantasmi notturni all’interno di un PdL in nervosissima attesa del “nuovo predellino” e del restyling del contenitore politico? Può darsi. Ma le condizioni di questo Paese e della sua architettura politica (?) secernono altri brutti sogni. Come ad esempio l’approssimarsi di un confronto campale (stacchi chi stacchi la spina delle strane intese, magari solo il caso, il calcolo sbagliato) in preparazione del quale la “chiamata alle armi” del popolo conservatore, e relative frange reazionarie, non tolleri “zone grigie”, incertezze di schieramento, attendismi, nobili disimpegni, perplessità di matrice religiosa e simili. Ne andassero pur di mezzo i cattolici che dovranno confrontarsi con altri principi non negoziabili: o di qua o di là. E se la Cattedra di Pietro non consente o non si adegua al nuovo-vecchio spartiacque politico italiano, venga pure devotamente destabilizzata: nelle idee, nell’immagine e nelle proposte. Si vedrà quale “richiamo della foresta” andrà a prevalere, quale lealtà avrà la meglio nell’agone politico.
Se così non fosse, come pur vogliamo sperare, resterebbe incomprensibile come il “Giornale” berlusconiano titoli a piena pagina (7.7 us): “Se il Papa a Lampedusa benedice i clandestini” e spieghi: “Un gesto di umanità che però fa discutere: così legittima l’immigrazione illegale”. E demandi ad un ultra-reazionario come Magdi Allam di precisare che “i clandestini consapevolmente e concretamente commettono un reato condividendo con i loschi trafficanti di esseri umani la flagrante violazione della legge” onde, in definitiva, “i clandestini sono conniventi con gli infami sfruttatori (…) perché pagano volontariamente una cifra che si aggira sui 1000 dollari per salire su un’imbarcazione fatiscente che consente loro di attraversare il Mediterraneo”. Che se poi il barcone affonda c’è anche chi si rallegra (non merita citazione, ma il “rutto padano” ha fatto il giro dei giornali del 10.7).
A che questo stridente contrasto di sentimenti e di criteri buttato in platea? Non certo per caso.
Post scriptum (come scrive Scalfari ogni domenica). Con tanto dolente parlare, a proposito e non, di “afasia” dei laici cattolici nel quadro politico-culturale italiano, forse qualche buon motivo per risalire la china del silenzio, o della colpevole distrazione, le cronache cominciano ad offrire con inedita successione.